Il gioco dello Tsan è patrimonio della tradizione valdostana dalle origini molto antiche. Particolarmente diffuso nei comuni della media valle centrale, già in tempi remoti, allietava feste e ricorrenze sotto forma di sfide fra i vari Comuni della zona.

Gli attrezzi di gioco sono costruiti, oggi come ieri, interamente a mano, da artigiani di zona che si tramandano l’arte di generazione in generazione. Per giocare serve lo "tsan", (una pallina di legno di bosso, verniciata di bianco o di nero, della grandezza di circa 4 centimetri), lo "pertze" (un lungo ramo infisso obliquamente nel suolo su cui è posta in equilibrio la pallina), lo "baquet" (un bastone per colpirla), dei "palet" o "boquet" (assi di legno per intercettarla prima che tocchi terra) e la "piota" (una racchetta per scagliarla lontano). Ricorda il gioco del baseball: si gioca in un grande prato, un terreno di gioco di 135 metri tra due squadre di 12 giocatori titolari che si contendono il punteggio attraverso un meccanismo di battuta e di arresto della pallina, scagliata dal battitore con un abile movimento della racchetta.

La partita, della durata media di tre ore, è molto impegnativa dal punto di vista fisico. Il gioco è diviso in due fasi: obiettivo della prima fase è far cadere la pallina nel campo difeso dagli avversari, nella seconda fase scagliare la pallina il più lontano possibile. La distanza coperta dalla pallina lanciata si trasforma in punteggio: un punto ogni metro. Vince la squadra che totalizza più metri.

Ogni anno vengono organizzati due campionati, uno in primavera e uno in autunno. La scelta del periodo non è casuale ma dettata dalla necessità di non danneggiare il prato erboso necessario al sostentamento degli animali.